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Coronavirus. Il Miur pronto a incentivare l’homeschooling

Durante l’emergenza coronavirus solo nella prima settimana di crisi sono state chiuse 26 mila scuole statali e paritarie, 180 mila sono state le classi inattive nelle sette regioni in cui sono state sospese le lezioni. Quasi 4 milioni di alunni, in quelle ore, sono stati costretti a casa, il 44% dell’intera popolazione scolastica del nostro Paese. Con il rischio che periodi di quarantena didattica si possano ripetere , forse anche l’Italia, come sta avvenendo in Cina potrebbe affrontare l’emergenza mettendo in atto, come risorsa su cui puntare, l’e-learning e l’homeschooling. In Cina la riapertura delle scuole dopo il loro capodanno era prevista per il 17 febbraio. Nelle tre settimane dopo il 25 gennaio però i timori per la diffusione del coronavirus si sono ingigantiti e hanno indotto le autorità della Cina (quelle politiche e sanitarie prima ancora di quelle scolastiche) a vietare le manifestazioni pubbliche e a non riaprire le scuole. Si sono quindi affidati all’homeschooling  sostituendo le tradizionali lezioni in classe e in presenza con lezioni online che gli studenti devono seguire da casa tramite la Tv e il computer.

 

Anche in Italia la stessa ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina  ha annunciato che si sta attivando per la didattica a distanza. Perché la scuola non può rimanere ferma, tanto meno in un momento come questo. Lo ha confermato durante un webinar tenutosi il 25 febbraio dal titolo “Emergenza Coronavirus, la scuola non si ferma. Col digitale al servizio degli studenti”. “Il ministero dell’Istruzione è in campo, ci stiamo raccordando con tutte le autorità competenti per dare messaggi che rassicurino e supportino i nostri studenti, le famiglie, il personale scolastico – ha sottolineato la ministra – La nostra comunità scolastica sta dando una risposta molto positiva in tutto il Paese. Al momento ci sono scuole chiuse in alcune Regioni come misura precauzionale. La situazione è in evoluzione, stiamo valutando tutti gli scenari. Il diritto alla salute in questo momento viene prima di tutto, ma non vogliamo farci trovare impreparati – ha proseguito – Stiamo studiando soluzioni per la didattica a distanza. Vogliamo garantire un servizio pubblico essenziale ai nostri studenti”.

 

Sul sito del Miur dal giorno successivo si legge
“I dirigenti scolastici delle scuole in cui l’attività didattica è stata sospesa per l’emergenza sanitaria possono attivare, di concerto con gli organi collegiali competenti e per la durata della sospensione, modalità di didattica a distanza, ponendo particolare attenzione alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità. Il Ministero dell’Istruzione è al lavoro, attraverso la propria task force, per supportare le scuole per la didattica a distanza. Si partirà dalle numerose buone pratiche già messe in campo dalle scuole. E si lavorerà anche con realtà pubbliche e private che collaborano da tempo con il dicastero e che metteranno a disposizione contenuti e supporti digitali.”

 

Contemporaneamente il ministro dell’Università e della Ricerca scientifica Gaetano Manfredi in una nota ufficiale ha annunciato “Da lunedì 2 marzo, nelle aree colpite dal coronavirus, gran parte degli universitari potrà progressivamente tornare a seguire le lezioni sul web grazie all’insegnamento a distanza. Dopo un confronto sui provvedimenti sul contenimento dell’emergenza epidemiologica, con i rettori delle aree interessate abbiamo concordato tutte le disposizioni da attuare. Tra le altre, c’è quella utile a garantire la partecipazione degli studenti alle attività didattiche attraverso il web”. “Si tratta – chiude il Ministro – di un primo passo verso il ritorno alla normalità, con l’auspicio che agli Atenei, a emergenza superata, possa presto essere restituita la loro funzione di luogo di aggregatori sociali e non soltanto culturali”.

Anche se non direttamente collegata alla presa di posizione dei due ministri un’altra notizia va nella direzione di una maggiore attenzione alla formazione a distanza in tutte le sue forme. È stato infatti confermato il ritiro del decreto Fioramonti che – in sintesi – chiudeva le lauree telematiche in psicologia e scienze della formazione non considerandole sufficienti dal punti di vista formativo ed organizzativo. Indipendentemente dai tragici motivi per i quali si è attivato un positivo  focus sulla formazione a distanza, non possiamo che salutare positivamente questa rinnovata attenzione per un metodo di insegnamento che non potrà che avere un grande sviluppo in tutti gli ambiti formativi, da quello scolastico a quello lavorativo.

 


 

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